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Palazzo Piromallo - Tenuta Calitto

Lungo la strada provinciale che collega Forio a Panza, sulla sinistra, all’interno della vasta distesa di terreno dominata dalla mole dell’Epomeo, spicca il palazzo Piromallo con il suo celebre rosso pompeiano.
Il palazzo fu edificato tra la fine del XVIII e i primi decenni del XIX secolo nell’area di un originario casino da caccia risalente probabilmente al XVII secolo.
Lo storico D’Ascia scrive che le riserve di caccia dei sovrani aragonesi furono cedute alla famiglia del Vasto, la quale le conservò fino al 1734, anno in cui, abolita la signoria, cedette le sue proprietà. Il D’Ascia aggiunge che i beni del villaggio di Panza «e propriamente la casina di riposo nei tempi di caccia, posta alla Contrada Casa-Mattere, e il bosco-Campoteso e le pianure circostanti, le cedettero ad un compare nominato D. Benedetto Libero, al quale donarono ancora quadri e dipinti». Crollato il casino, i fondi rustici passarono a un tal Benedetto Patalano i cui eredi li vendettero parte alla famiglia Pezzillo.
La storia del palazzo è legata a quella delle due famiglie Pezzillo e Piromallo. I Pezzillo erano una delle più importanti famiglie foriane e possedevano gran parte del territorio panzese, compreso il Casino. Giusppe Pezzillo morì a Napoli durante i moti mazziniani del 1848, come ricorda una targa apposta accanto al palazzo di famiglia sul corso principale di Forio. La figlia di Nicola Pezzillo, Luisa Pezzillo Rodero, sposò il conte napoletano Giacomo Piromallo. Il conte, dal quale il palazzo ha preso il nome, ne fece ampliare la struttura, mentre il figlio primogenito, il marchese Giuseppe Piromallo Capece Piscicelli di Montebello, ne fece uno stabilimento enologico. L’edificio ha subito modifiche a seguito del terremoto del 1883, quando fu abbattuto il piano superiore, pericolante, e fu costruito uno chalet in legno, comunicante con il corpo principale; accanto al palazzo fu edificata anche una chiesetta privata. Durante la guerra il palazzo fu requisito dagli Americani che portarono via gran parte del mobilio ottocentesco.
L’edificio è in pietra di tufo e intonaco dipinto, la si raggiunge percorrendo un lungo viale alberato terminante in un ampio cortile. Il corpo principale è formato da due piani, mentre la facciata è sormontata da una torretta merlata. Le ali laterali del palazzo sono caratterizzate da un porticato nel quale si aprono alcuni ambienti che in origine erano destinati a magazzini destinati ai lavori agricoli. Sul lato sinistro si trova la cantina – probabilmente il nucleo originario del casino seicentesco – e una scala che conduce al terrazzo, fiancheggiata da un’edicola votiva rappresentante la Crocifissione.
A destra si raggiunge invece l’ingresso della Cappella, sormontato dallo stemma della famiglia Piromallo. L’edificio è affiancato da una torre campanaria; l’interno, ad una navata, è decorato con stucchi. La cosa più interessante è che la famiglia Piromallo potevano accedere alla cappella dall’interno del palazzo tramite una scala e seguire le celebrazioni dall’alto, nascosti dietro ad una grata, coperta da una struttura in legno visibile in alto a destra.

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