Vicoli, cappelle, edicole votive, case di pietra
Lungo le stradine e i vicoli di Panza si possono incontrare preziose edicole votive. Sulla strada che conduce alla piazza si trova l’edicola votiva rappresentante la Madonna con il Bambino su un letto di nuvole, con San Vito – fiancheggiato dai suoi attributi: il leone e il cane – e San Francesco di Paola.
Nella piazzetta prima del centro di Panza si trova la Madonna di Loreto, del XVIII secolo: il pannello è inserito all’interno di una grande edicola posta su un arco, che nel Settecento segnava l’ingresso ai terreni Maltese, ora sostituiti da un parcheggio. La Madonna è rappresentata seduta sulle nubi con il Bambino in piedi sulla sua gamba destra in atto di benedire, in alto due angeli la incoronano, in basso a sinistra è raffigurata la Casa di Nazareth, secondo l’iconografia ispirata all’icona del 1560 attribuita al pittore Decio Tramontano custodita nella Basilica di Santa Maria di Loreto a Forio.
Nella piazza al centro di Panza si trova l’edicola rappresentante la Pietà, realizzata nel 1919 su commissione della devota Maria D’Abundo: il pannello è inquadrato da una nicchia all’interno di un’edicola di notevoli dimensioni a base cilindrica sormontata da una croce. La Madonna Addolorata con il cuore trafitto da spade, seduta ai piedi della croce di cui si intravede il tronco a sinistra, sorregge il corpo esamine del Cristo. In primo piano, poggiata a terra, la corona di spine.
Oltre alle edicole votive, Panza aveva anche cappelle private, frutto della devozione delle famiglie nobiliari di questa contrada. Oltre alla Cappella Piromallo esisteva, in località Montecorvo, la Cappella Rosa o Milone, edificata nel 1878 dalla famiglia proprietaria di gran parte dell’area in cui sorge la cappella. A seguito del terremoto del 1883, l’edificio è stato per lungo tempo lasciato allo stato di rudere; attualmente è stata restaurata e inglobata all’interno di una nota azienda vinicola.
La collina di Montecorvo, che occupa il versante sud del monte Epomeo, era in passato rinomata per la produzione del vino, come dimostra il sistema a terrazze del terreno sostenuti da muretti a secco – le “parracine” – in quest’area i massi tufacei caduti dal monte Epomeo sono stati lavorati dai contadini e destinati ad usi diversi. I massi più grandi sono stati denominati dai contadini Pietra Brox, Pietra Martone, Pizzo del Merlo. Una delle funzioni più importanti di questi massi è l’abitazione-rifugio con cellaio sottostante, utilizzata anche come punto di osservazione. L’area sottostante era occupata da altre strutture legate all’attività agricola. Uno di questi esempi è nella località Cuotto, dove si trova un vero e proprio complesso abitato realizzato interamente nel tufo.